Beni confiscati, il modello Corleone e Casal di Principe

Cala il sipario sulla quinta edizione della Summer School Ucsi – la scuola di giornalismo investigativo, dedicata nel 2019 al fenomeno delle economie criminali e all’evoluzione delle organizzazioni mafiose, promossa dall’Unione cattolica stampa italiana di Caserta e dall’Agenzia pubblica per la legalità Agrorinasce, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti Campania – in programma a Casal di Principe (Caserta) nella cosiddetta “Villa Scarface”, bene confiscato al fratello del capoclan dei Casalesi, Walter Schiavone, attualmente in gestione all’ASL Caserta che ha realizzato un Centro diurno per la salute mentale.

Data:
15 Settembre 2019

Beni confiscati, il modello Corleone e Casal di Principe

Cala il sipario sulla quinta edizione della Summer School Ucsi – la scuola di giornalismo investigativo, dedicata nel 2019 al fenomeno delle economie criminali e all’evoluzione delle organizzazioni mafiose, promossa dall’Unione cattolica stampa italiana di Caserta e dall’Agenzia pubblica per la legalità Agrorinasce, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti Campania – in programma a Casal di Principe (Caserta) nella cosiddetta “Villa Scarface”, bene confiscato al fratello del capoclan dei Casalesi, Walter Schiavone, attualmente in gestione all’ASL Caserta che ha realizzato un Centro diurno per la salute mentale.
La terza giornata si è chiusa con il confronto tra le due realtà pubbliche più importanti in Italia: il consorzio “Agrorinasce” in Campania ed il consorzio “Sviluppo e legalità” in Sicilia, guidato dal sindaco di Corleone Nicolò Nicolosi.

Agrorinasce – Agenzia per l’innovazione, lo sviluppo e la sicurezza del territorio, è una società consortile con capitale interamente pubblico costituita da 6 Comuni (Casal di Principe, Casapesenna, S. Cipriano d’Aversa, Villa Literno, S. Marcellino e S. Maria La Fossa) allo scopo di rafforzare la legalità in un’area ad alta densità criminale: conta 157 beni confiscati alla camorra interessati da azioni di recupero ad uso sociale e pubblico, di cui 141 finanziati da Ministero dell’Interno, Fondazione con il Sud, Ministero per il SUD/CIPE, Regione Campania, Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento Gioventù e Pari Opportunità), Ministero dell’Ambiente, Agrorinasce (Comuni soci e cooperative sociali) e Fondazione Vodafone; 69 immobili; 300 ettari di terreno agricolo; circa 30 realtà che operano nel terzo settore; oltre 200 addetti impiegati in numerosi settori agricoli, sociali e produttivi.

“La nostra realtà nasce nel ’98 su iniziativa del Ministero dell’Interno – dice Giovanni Allucci, amministratore di Agrorinasce – grazie ad uomini dello Stato che avevano sposato la via della prevenzione, come Franco Roberti. Siamo stati i primi ad aprire ai giornalisti i beni confiscati alla camorra, proprio con l’obiettivo di mostrare a tutti cosa volesse dire occuparsi di questo tipo di beni. La villa in cui siamo oggi è stata sequestrata nel ’94, confiscata nel ’98 e solo nel marzo 2019, dopo oltre 20 anni, è rinata come Centro di salute mentale. I processi di riqualificazione vanno snelliti e velocizzati, bisogna collaborare ed agire in maniera sinergica, altrimenti diventa molto difficile restituire alla società i beni confiscati alla malavita”.

Il consorzio Sviluppo e legalità è nato in Sicilia nel 2000 e comprende 8 Comuni del territorio, da Corleone a Monreale: in totale, 29 fabbricati; 900 ettari con aziende che producono prodotti biologici e che distribuiscono nei supermercati; fatturato di 5 milioni di euro; 3 cooperative.

“Il solo nome della nostra cittadina – a parlare è il sindaco di Corleone, Nicolò Nicolosi – ha un potere mediatico enorme che va sfruttato per la rinascita della nostra terra. Nei primi 5 anni, abbiamo incontrato enormi difficoltà con diversi tentativi di infiltrazioni mafiose. Poi l’azione di contrasto e vigilanza delle autorità giudiziarie e delle Forze dell’ordine, ci ha consentito di individuare le mele marce che sono state allontanate immediatamente. Oggi, i beni confiscati sono realtà produttive ma, cosa ancora più importante, rappresentano un messaggio sociale che diamo quotidianamente alla comunità. Solo i cittadini con età superiore a 60 anni sono ancora scettici, poiché risentono di una situazione che si è stratificata nel tempo, mentre la maggior parte dei giovani non vuole più la mafia a Corleone. Alle ultime elezioni, il 65% dei votanti si è espresso a favore di candidati che hanno pubblicamente preso distanza dalla mafia. Questo ci fa comprendere che la voglia di cambiamento è tanta. Dai beni confiscati sono nati a Portella della Ginestra un centro ippico intitolato al piccolo Di Matteo, ucciso senza pietà dal mafioso Giovanni Brusca; a San Giuseppe Jato è nato ‘Il Giardino della Memoria’ per fare sport, teatro e divertirsi ma soprattutto per trasmettere la serenità a tutti i bambini; a Corleone c’è la cooperativa ‘Lavoro e non solo’ che produce diversi prodotti tipici delle nostre campagne, venduti poi in tutta Italia”.

Una edizione straordinaria che ha ospitato oltre 100 giornalisti provenienti da tutta Italia (dal Friuli alle Marche, dal Lazio alla Campania), assegnando 10 borse di studio riservate a giovani giornalisti, precari o disoccupati. “La Summer School Ucsi 2019 – spiega il direttore Luigi Ferraiuolo – si conferma come l’appuntamento principale in Italia dedicato al giornalismo investigativo. Proprio per questo motivo, anni fa abbiamo deciso di trasferire la scuola da Roma a Casal di Principe, in modo da portare i nostri giovani giornalisti nei territori simbolo della lotta alle mafie. Grazie all’impegno del Consorzio Agrorinasce, oggi Casal di Principe rappresenta un modello nazionale per il riuso dei beni liberati dalle mafie. Se partiamo da questo territorio e da questi risultati, possiamo contrastare le mafie anche nel resto del Paese”.

Le mafie, dunque, si stanno trasformando sempre più in criminalità economiche e, per capire ancora meglio il fenomeno, basta osservare gli ultimi rapporti: l’economia criminale vale il 30% dell’economia ufficiale della provincia di Caserta; l’economia mafiosa in Italia è in grado di erodere il 15% del PIL pro capite; i “prodotti” di punta sono la droga, lo sfruttamento della prostituzione e le estorsioni, che fanno incassare ogni anno quasi 20 miliardi di euro (non mancano dal bilancio il contrabbando di sigarette, l’usura ed il traffico di rifiuti).

“L’Agenzia nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, è nata nel 2010 con non poche difficoltà – afferma il direttore Bruno Frattasi – e fino ad oggi ha vissuto di precarietà. Nonostante tutto, abbiamo prodotto tanto ma i conti li faremo alla fine. Abbiamo due priorità: fare sistema e valorizzare i beni confiscati; tenere in vita le imprese anche per tutelare quei soggetti che altrimenti perderebbero il lavoro, senza avere nessuna colpa, a seguito della confisca“.
La criminalità organizzata fa registrare circa 150 miliardi di euro di ricavi e, a fronte di poco più di 35 miliardi di costi, ha utili per oltre 100 miliardi. Numeri davvero allarmanti che surclassano anche quelli di alcuni colossi europei dell’energia.
“Dei testimoni di giustizia non si parla mai – precisa il testimone oculare dell’omicidio di Don Giuseppe Diana, Augusto Di Meo – con me è stata commessa un’ingiustizia: dopo l’omicidio di don Peppe sono dovuto scappare con due figli piccoli in Umbria. Ho dormito in auto, nessuno mi ha aiutato. Mi hanno lasciato solo e quando sono tornato in paese mi additavano come l’infame che avrebbe dovuto stare zitto e farsi i fatti suoi. Uno dei pochi a starmi sempre vicino è stato Renato Natale, sindaco di Casal di Principe”.

Presenti a Casal di Principe, tra gli altri, il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra; il comandante della Dia, il generale Giuseppe Governale; il procuratore aggiunto Dda Reggio Calabria, Gaetano Paci; il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo; il presidente “Svimez”, Adriano Giannola; il capo della redazione “Economia” del Corriere della Sera, Nicola Saldutti; il generale Umberto Rapetto, già comandante Nucleo Frodi Telematiche Guardia di Finanza, Autorità privacy Repubblica di San Marino; il senatore Pietro Grasso, già procuratore nazionale Antimafia; la senatrice Rosaria Capacchione; l’assessore a Lavoro e Risorse Umane della Regione Campania, Sonia Palmeri; il testimone oculare dell’omicidio di Don Giuseppe Diana, Augusto Di Meo; l’europarlamentare Franco Roberti, già procuratore nazionale Antimafia; il sindaco di Corleone Nicolò Nicolosi, presidente del Consorzio “Sviluppo e legalità”; il direttore dell’Agenzia nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, il prefetto Bruno Frattasi; il sostituto procuratore Dda Napoli, Alessandro D’Alessio; Giacomo Di Gennaro, Università Federico II di Napoli, curatore del “Rapporto criminalità grandi aree urbane italiane”; lo scrittore e giornalista Sergio Nazzaro; l’inviato di Avvenire, Toni Mira; Giuseppe Guerrini dell’Agenzia nazionale coesione territoriale; Enrico Tedesco della Fondazione Polis; ed il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo che nel corso del seminario in programma ieri, in merito alle notizie riportate dalla stampa ad inizio anno, ha sottolineato che “non c’è mai stato un traffico di organi a Castelvolturno. È pura follia, forse per colpa di una velina dell’FBI”.

La scuola – che vanta anche il patrocinio di Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc), Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), Ordine nazionale dei giornalisti, Sindacato unitario dei giornalisti della Campania (Sugc), Fondazione POLIS della Regione Campania, Diocesi di Aversa, Ucsi Campania, Assostampa Caserta e Università della Campania “Luigi Vanvitelli” – è gratuita ed è accreditata per la formazione giornalistica sulla piattaforma Sigef.

(Fonte: www.anteprima24.it)

Ultimo aggiornamento

16 Ottobre 2019, 16:46

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